Trauma e dissociazione nei giovani autori di reato

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Trauma e dissociazione nei giovani autori di reato

Figurazione, pensiero e reato

Nonostante un vasto corpo di studi fornisca prove della “filiazione traumatica” di molti reati dei giovani e dimostri che l’esposizione ad eventi sfavorevoli infantili rappresenti un importante fattore di rischio per lo sviluppo in senso antisociale, la nostra comprensione dei meccanismi transattivi che conducono alcuni bambini traumatizzati a diventare dei giovani delinquenti sono ancora in divenire.

L’autore, presentando alcune esemplificazioni cliniche di giovani autori di reato, ha illustrato come percorsi di crescita differenziali, caratterizzati da esperienze traumatiche effrattive ed esperienze traumatiche omissive, possano condurre al medesimo end-point delinquenziale.
I meccanismi dello spettro dissociativo, l’impasse della capacità figurativo-simbolica e l’assenza di pensiero conseguenti a tali esperienze – in associazione ad altri deficit neurocognitivi ed in combinazione con eventi trigger di natura emozionale e socio-relazionale – costituiscono il basamento economico-funzionale sul quale si realizza, per molti giovani, il passaggio all’atto delinquenziale.

L’atto-reato rappresenta per questi adolescenti l’espediente estremo per neutralizzare la forza attrattiva del trauma, ovvero per circoscrivere un bordo attorno al vuoto affettivo, figurativo lasciato dalla violenza o dalla fallimentare esperienza originaria di caregiving.

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