Roma, 20 gennaio 2019. “Stop ai counselor: la loro attività è illegale e si colloca in palese sovrapposizione con quella dello psicologo”. È il messaggio che il Ministero della Salute ha inviato nella giornata di sabato all’Uni, organo impegnato negli ultimi mesi a delineare una normativa per il riconoscimento di questa presunta figura professionale. Accogliendo espressamente le sollecitazioni dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, il Ministero è giunto con una lettera a esplicitare la propria posizione in una forma che non dà adito a equivoci. “Ai sensi della Legge 4/2013, il counseling, è (…) tra le attività che non possono essere riconosciute ad una professione non regolamentata perché rientra nelle casistiche di sovrapposizione con professioni sanitarie”. Più espressamente, “La figura del Counselor non psicologo si pone in palese sovrapposizione con quelle dello psicologo, dello psicologo psicoterapeuta, del dottore in tecniche psicologiche, del medico, del medico psichiatra, del medico psicoterapeuta”. Una importante vittoria per l’Ordine degli Psicologi del Lazio, protagonista in questi anni – anche in contrapposizione con il Consiglio nazionale della categoria – di una battaglia nei confronti di quella che ha sempre definito una “pseudoprofessione”. “Oggi otteniamo un grande risultato – spiega Nicola Piccinini, presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio – l’affermazione di un importante principio a tutela dei cittadini, della salute pubblica e della categoria degli psicologi. Un traguardo che si sarebbe potuto raggiungere molto prima, se ci fosse stata sin da subito la convinta